
IL CAVEAU AUREO – L’Oscura Presenza del Murkmire – Episodio 02
Le solite note:
- Ci saranno spoilers è evidente. Difficile creare una storia da una delle avventure originali del libro nell’immagine dell’articolo senza non farne: per cui l’eventuale lettore si ritenga avvisato.
- Il master è stato (e sarà) Grumpy Ze mentre Gattone, Piolo ed io (Isth) i giocatori di questa sessione.
- Il tono del racconto è volutamente scherzoso.
- l’Entità Senza Nome non fa parte delle avventure, ma è una semplice e forse neanche troppo originale invenzione narrativa.
- Nel momento della scrittura di questo articolo non mi sovviene altro possibile avviso di allerta da sottoporre al lettore, ma mi riservo il diritto di aggiungerne altri ad ogni nuova sessione.
- Buona lettura!
MISSIONE 1 – L’INCARICO
Il pomeriggio a “La Piuma del Saggi” era iniziato come tutti i pomeriggi: un chiassoso miscuglio di risate, chiacchiere e l’occasionale rumore di vetri infranti. (Non proprio N.D.S. – Nota del Supervisore) Menasfil, Roscoe, e Rennoise si erano accaparrati un tavolo d’angolo, abbastanza lontano dal barista (che ancora non perdonava all’halflimg il suo ultimo trucco con le monete) e sufficientemente vicino alla porta, per un’eventuale fuga strategica.
Menasfil stava discutendo, su come avrebbe potuto rivoluzionare l’arte della truffa magica con un uso creativo di Mano Magica, mentre Roscoe ascoltava, sereno come sempre, e Rennoise intanto cercava di scommettere con se stesso su quante monete poteva far sparire dal tavolo senza che i suoi compagni se ne accorgessero.
Ed è proprio quando stava per vincere la sua scommessa che il carrillon nelle tasche dei tre decise di farsi notare. Iniziò a brillare con una luce verde, come se avesse troppa personalità per un semplice pezzo di metallo, e una voce distorta, che sembrava quella di qualcuno con troppi segreti e un pessimo senso dell’umorismo, parlò:
”Saluti, agenti. Il Caveau Aureo ha scoperto che l’uovo di una Creatura Oscura è stato scambiato per un oggetto storico ed è sul punto di essere esposto al Museo di Storia Naturale di Suzail, L’antropologa, la Dottoressa Dannell, ha cercato di avvertire le autorità riguardo a questo uovo, noto come la Pietra di Murkmire, ma nessuno le ha creduto. Noi sì, e sappiamo che se questo uovo si schiuderà, molti moriranno o peggio. Questa missione, se sceglierete di accettarla,richiede di infiltrarsi nel museo, rubare l’uovo e restituirlo alla Dottoressa Dannell, che lo neutralizzerà. Non c’è tempo da perdere; l’uovo potrebbe schiudersi in qualsiasi momento. Iniziate incontrando la Dottoressa Dannell. Buona fortuna, agenti!”
La voce aveva un che di imperioso, come se fosse abituata a comandare, o almeno a lamentarsiquando non veniva ascoltata. Menasfil chiuse il carrillon con uno schiocco e sospirò. “Non si può mai godere un pomeriggio di pace.” Roscoe, che meditava su come restare calmo davanti a un’enorme pinta di birra (un esercizio che richiedeva anni di pratica), annuì con filosofia. Rennoise, intanto, aveva già architettato un piano: “Vado al bagno. Torno subito.” Non fece nemmeno in tempo a girarsi che una figura si materializzò accanto al tavolo. La Dottoressa Dannell, donna con la capacità di spuntare dal nulla come un rimorso, li guardava con l’urgenza di chi ha appena scoperto di aver perso il biglietto per una nave già salpata.
“Vi prego dovete ascoltarmi!” disse con fin troppa enfasi.La Dottoressa non era una di quelle che girava intorno alle cose. Se c’era un problema, lei lo risolveva con la precisione di uno scalpello, e se c’era un uovo di creatura dell’oscurità pronto a schiudersi, lo risolveva con la rapidità di un fulmine.
“Nessuno vuole ascoltarmi, neanche all’università. E adesso sono stata anche licenziata perché mi hanno scoperto mentre cercavo di confinare l’uovo, ma il pericolo è immenso ed imminente! Potrebbe schiudersi in pochi giorni, magari tra poche ore!” Il suo tono era disperato.
L’aria intorno al tavolo divenne improvvisamente pesante. Rennoise, che era già sulla via del bagno, rallentò il passo e tornò sui suoi passi con la curiosità di un gatto che ha sentito il rumore di una lattina aperta. Roscoe alzò un sopracciglio, ma non perché fosse particolarmente sorpreso; era abituato a gestire crisi di questo tipo, sempre con la stessa calma zen. Menasfil, invece, si inclinò leggermente in avanti, il che, per i suoi standard, equivaleva a un grido di allarme.
“Cosa succederà esattamente se si dovesse schiudere?” chiese Menasfil, non certo per paura, ma per pura curiosità accademica.“Sarà un disastro,” rispose Dannell, “la creatura è una di quelle che farebbe sembrare un drago rosso un gattino domestico. E c’è poco tempo. Dobbiamo agire in fretta. Dovete rubarlo e riportarmelo in modo che possa confinarlo ed evitare che si schiuda.”
Mentre la conversazione diventava sempre più serrata e fitta (e soprattutto, secondo loroinascoltabile ai più), L’halfling notò tre figure sedute al tavolo vicino. Una giovane elfa con occhi taglienti, una nana dalla barba intrecciata e un umano dall’aria vagamente losca. Erano seduti un po’ troppo vicini per essere lì solo per una birra. Troppo attenti, troppo silenziosi. Erano il tipo di individui che, in una storia ben scritta, avrebbero rappresentato il problema numero due della giornata.
Fece per alzarsi di nuovo, questa volta con un’espressione innocente e una goccia di inchiostro nascosta nella mano. “Scusate, devo proprio andare,” disse, dirigendosi verso il bagno con la sua andatura da halfling che non voleva attirare l’attenzione (quindi attirandola comunque). Al ritorno, passando vicino al tavolo dei tre, lasciò cadere la goccia d’inchiostro sullo stivale della nana, con la precisione di un artista e la nonchalance di un vero professionista senza che l’obiettivo se ne accorgesse.
Menasfil si voltò verso la Dottoressa Dannell, ignorando deliberatamente il trio sospetto. “Allora,” disse, “dove si trova questo uovo? E chi altro lo sa?”
“Troppi,” rispose la Dannell, guardando di sfuggita il tavolo vicino, con lo stesso sguardo che si riserva a un libro che non si ha intenzione di leggere ma che si sa essere importante. “Ed è proprio per questo che dobbiamo muoverci ora.”
Con un gesto repentino estrasse da una sacca una pergamena e l’aprì sul tavolo con circospezione. “Vi ho disegnato una mappa delle stanze del museo. Certo è approssimativa…”
Roscoe, che fino a quel momento si era mantenuto in disparte, si alzò con tutta la calma del mondo, poggiando una mano sulla spalla della Dottoressa. “Andiamo,” disse, con la voce profonda e rassicurante. Menasfil si alzò, lanciando un ultimo sguardo al trio sospetto. E Rennoise era già sparito verso l’uscita dimostrando la bontà della posizione scelta per il tavolo.
Dietro di loro, i tre sconosciuti si scambiarono occhiate e cenni d’intesa, forse pronti a seguire i nostri eroi nella loro missione.
Poco dopo, i nostri “cospiratori”, certi di non essere seguiti, si ritrovarono nascosti in un vicolo buio e sporco. Era il tipo di vicolo che sembrava avere una lunga carriera davanti a sé come comparsa in racconti polizieschi di quart’ordine. L’aria era satura di un odore che suggeriva la presenza di qualcosa che un tempo poteva essere stato cibo ma che, con il passare del tempo, aveva sviluppato ambizioni più torbide.
Le pareti, coperte da uno strato appiccicoso di muffa e chissà cos’altro, sembravano sussurrare segreti malevoli a chiunque fosse abbastanza pazzo da fermarsi ad ascoltarli. Qua e là, un topo occhieggiava dal suo nascondiglio, con l’espressione tipica di chi non solo aveva visto tutto, ma era ormai talmente annoiato da non trovare neppure più divertente l’idea di spaventare qualche umano di passaggio. Un paio di barili, accatastati in un angolo, suggerivano che il vicolo avesse avuto un passato nobile come deposito di qualcosa di liquido e infiammabile. Adesso, però, erano diventati semplicemente parte dell’arredamento, come un vecchio tappeto che nessuno ha il coraggio di buttare via. Insomma, era il tipo di vicolo che si trovava sempre nelle peggiori parti della città, il luogo ideale per piani loschi. E come tutti i vicoli di questo tipo, aveva quell’atmosfera accogliente di un sogno inquietante da cui non riesci a svegliarti.
E fu qui, guardando la mappa che la Dottoressa aveva portato, che iniziarono a sviluppare una sorta di abbozzo di piano, con le stanze da visitare assolutamente in anteprima rispetto agli ospiti ordinari del museo. E mentre il trio portava avanti la discussione con sempre nuove e più brillanti idee, Deera, che si era mossa con la stessa discrezione di una nube di nebbia, si appoggiava al muro, in perfetta sintonia con il vicolo. Non aveva detto una parola durante tutta l’incontro, e nessuno dei tre avventurieri sembrava particolarmente sorpreso o preoccupato della sua presenza. Era come se fosse stata lì fin dall’inizio (e lo era in effetti), un’ombra al margine del loro sguardo, una presenza che si faceva sentire solo quando tutto si fermava e il mondo diventava un po’ più silenzioso. Il suo sguardo, attento e imperscrutabile, vagava da un angolo all’altro del vicolo, come se annotasse dettagli che gli altri non avevano nemmeno notato. E mentre gli altri si preoccupavano di trovare una locanda o un piano per la prossima mossa, Deera rimaneva lì, immobile e silenziosa, parte del vicolo stesso, come se fosse sempre stata lì.In ogni caso, Deera non aveva bisogno di parole per far sentire la sua presenza. Lei era lì, un testimone muto delle avventure del trio, una figura il cui silenzio parlava più di qualsiasi discorso. E come il vicolo che li nascondeva, anche lei era parte del racconto, silenziosa ma indispensabile.
Sapevo che la vera avventura stava per cominciare. E se c’è una cosa che ho imparato finora, è che con Menasfil, Roscoe e Rennoise, le cose possono solo complicarsi…
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