
IL CAVEAU AUREO – L’Oscura Presenza del Murkmire – Episodio 03
Le solite note:
- Ci saranno spoilers è evidente. Difficile creare una storia da una delle avventure originali del libro nell’immagine dell’articolo senza non farne: per cui l’eventuale lettore si ritenga avvisato.
- Il master è stato (e sarà) Grumpy Ze mentre Gattone, Piolo ed io (Isth) i giocatori di questa sessione.
- Il tono del racconto è volutamente scherzoso.
- l’Entità Senza Nome non fa parte delle avventure, ma è una semplice e forse neanche troppo originale invenzione narrativa.
- Nel momento della scrittura di questo articolo non mi sovviene altro possibile avviso di allerta da sottoporre al lettore, ma mi riservo il diritto di aggiungerne altri ad ogni nuova sessione.
- Buona lettura!
MISSIONE 1 – L’ESECUZIONE
La facciata del Museo di Storia Naturale di Suzail era imponente, come se qualcuno avesse preso una cattedrale e avesse deciso di riempirla di fossili. Colonne maestose e archi eleganti scolpiti nel marmo facevano da cornice all’ingresso, dove visitatori cosmopoliti si affollavano, alcuni vestiti come se stessero per partecipare a un ballo di corte piuttosto che ammirare una vecchia zanna di mammut.
Menasfil, Roscoe e Rennoise si fecero strada nell’atrio del museo, cercando di sembrare più turisti che infiltrati, accompagnati dalla più che discreta presenza di Deera. L’atrio era un vasto spazio aperto, dominato da un lampadario che sembrava voler convincere chiunque che il vetro soffiato potesse diventare un’arma letale in caso di terremoto e un ‘enorme colona di marmo. Di fronte a loro, tre porte si aprivano sulla destra, ognuna delle quali prometteva di nascondere segreti utili—come la lista delle guardie, le loro posizioni, e magari qualche nome buffo da sfruttare.
Rennoise, con la discrezione di un halfling abituato a rubare le mele dal fruttivendolo di fiducia, si mise a seguire un addetto delle pulizie. Lo gnomo, totalmente ignaro del piccolo segugio alle sue spalle, proseguì con il suo lavoro, spostando carrelli e strofinando pavimenti. Rennoise, con il suo occhio da esperto, notò che l’addetto si fermava in alcuni punti, quasi come se ci fossero passaggi segreti tra le pareti. Ma, nonostante i suoi sforzi, il ladro non riuscì a trovare il punto d’ingresso, rimanendo con la sensazione di aver sfiorato un grande colpo ma di essere tornato a mani vuote.
Nel frattempo, Menasfil e Roscoe si avvicinarono al banco delle informazioni, dove un altro gentile gnomo, con più energia di un folletto dopo il suo terzo caffè del mattino, raccontò loro le meraviglie del museo. Con entusiasmo, lo gnomo le parlò di un’enorme ricostruzione di dinosauro che si muoveva grazie a un sofisticato marchingegno creato proprio dai suoi compatrioti. “Ah, e non dimentichi la Sala delle Pietre al piano superiore!” aggiunse lo gnomo con un sorriso orgoglioso.
Secondo la dottoressa Dannell, a quel piano, si trovava una pietra quasi identica all’uovo che stavano cercando, perfetta per uno scambio furtivo.
E così l’azione partì appena Rennoise tornò nell’atrio. Menasfil mise subito in atto il suo fascino. Con un sorriso che poteva far sciogliere il cuore anche a un drago, lanciò un incantesimo di charme su una guardia all’angolo opposto della stanza, convincendola che erano amici da sempre, di quelli che si scambiano ricette e pettegolezzi e facendo anche l’involontaria conoscenza della stessa curatrice accorsa a controllare. Mentre la guardia le raccontava la sua vita (con dettagli che francamente nessuno aveva chiesto), Rennoise si intrufolò nella terza porta, con Roscoe che lo copriva come una montagna silenziosa e fischiettando un motivetto assai orecchiabile insegnatoli dalla madre quasi un ventennio prima. All’interno trovò una serie di uffici, e con la precisione di una meridiana appena costruita, riuscì a scovare la lista delle guardie e la loro posizione. Un colpo magistrale, degno di un vero professionista. Ma nell’ultima stanza, quella della curatrice, trovò qualcosa di più inquietante. Attaccata alla parete vicino alla porta, come se fosse appena tornata da un tè delle cinque, c’erauna marionetta. Il suo nome era inciso su una targhetta: “Madame Creepella”. Il nostro halfling si avvicinò con cautela, ma quando sollevò la gonna della marionetta (per pura curiosità investigativa, s’intende), scoprì un pulsante. Le sue mani, per la prima volta da molto tempo, esitarono. Una marionetta con un pulsante segreto? Troppo inquietante per i suoi gusti. Decise di lasciare la stanza con velocità.
Tornato dai suoi compagni, condivise le informazioni e menzionò Madame Creepella raggelando l’ambiente solo descrivendola ai compagni.
Menasfil, con la lista delle guardie in mano e un’idea maliziosa in testa, propose il suo piano: avrebbero usato l’enorme dinosauro come diversivo, sostituito l’uovo con la pietra per poi uscire dal museo come se nulla fosse. Era solo un abbozzo di piano ancora e non certo condiviso completamente dagli altri, ma con grande convinzione aggiunse: “Se c’è una cosa che i musei non si aspettano,” disse con un sorriso, “è che i loro dinosauri si mettano a fare una passeggiata” mentre con passo deciso saliva i primi gradini della scalinata per il piano superiore e Deera osservava ogni loro singola mossa con furtiva attenzione.
Il primo piano del museo accoglieva gli eroi con una visione che faceva sembrare un cimitero di elefanti una fiera di giocattoli. Scheletri intatti di enormi mostri preistorici torreggiavano sulle teste dei visitatori, come se fossero lì per ricordare a tutti che, nonostante il progresso, il mondo non è mai stato un posto sicuro. Al centro della scena, la star indiscussa: l’allosauro, un’antica bestia così ben conservata che la sua pelle coriacea sembrava ancora morbida al tatto. Una targhetta spiegava che il povero rettile era morto millenni fa e si era conservato in modo così naturale da far impallidire gli imbalsamatori più esperti. Fossili di antichi predatori locali adornavano le teche lungo le pareti, come testimoni silenziosi di una dieta che avrebbe fatto impallidire anche il cuoco più audace.
Mentre il dinosauro gigante attirava l’attenzione, Roscoe, il nano dal cuore di monaco e dalla mente sempre allerta, decise di salire di soppiatto verso l’abbaino che avevano notato da fuori e che tanto solleticava il suo amore per le altezze. Roscoe si muoveva con l’agilità di un gatto—se i gatti avessero mai pensato di scalare edifici per piacere, invece che per cercare di raggiungere i piccioni, ma di certo le scale, che proseguivano il loro tragitto oltre i bagni del museo, lo aiutarono nella rischiosa impresa.
Arrivato all’abbaino, scoprì che era una perfetta via di fuga. O almeno lo sarebbe stata, se non fosse stato per il piccolo dettaglio che fosse chiuso da una serratura che sembrava più resistente di un paladino sotto l’effetto di un incantesimo di protezione, ma non abbastanza da resistere al suo personale incantesimo di charme.
Intanto, Rennoise, con la sua consueta capacità di notare dettagli che sfuggivano persino agli occhi più acuti, vide qualcosa di interessante: la nana della taverna era entrata nel museo. Incuriosito, decise di seguirla, mantenendosi a distanza, con la discrezione di un halfling che non vuole assolutamente farsi notare (nonostante il bisogno impellente di un’altra mela rubata). La nana si diresse verso le toilette e si chiuse all’interno della numero 2, dove scomparve misteriosamente.
Rennoise, non per la prima volta in quella giornata, si trovò di fronte a una porta che rifiutava di rivelare i suoi segreti. Qualsiasi tentativo di aprirla fallì miseramente, come se la porta fosse stata incantata contro qualsiasi forma di curiosità halfling.
Nel frattempo, Menasfil, con la grazia di una maga che sapeva benissimo che la bellezza e l’intelligenza andavano a braccetto (a patto che fosse lei a tenerle per mano), scoprì il meccanismo manuale che poteva far muovere l’enorme dinosauro. Un sorriso malizioso si dipinse sul suo volto. Decise, però, di non azionarlo ancora; quel divertimento sarebbe arrivato più tardi.
Si diresse quindi verso la Sala delle Pietre, per identificare la possibile sostituta dell’uovo. Venne raggiunta poco dopo da Roscoe, che non trovando altre serrature su cui filosofeggiare, aveva deciso di tornare al gruppo. Ma non erano soli. Una vecchia signora, dal viso rugoso e dall’udito pressoché assente, iniziò a esaminare ogni singola pietra, commentando ad alta voce con la passione di chi ha tutta la giornata a disposizione e non ha la minima idea di essere nel mezzo di una missione segreta. “Oh, guardate questa! È così lucida! Forse è stata levigata dai goblin del monte Grumpy!” Disse tutta meravigliata e felice.
Procedendo più avanti lungo il corridoio, l’unica guardia presente venne avvistata: un uomo robusto con l’aria annoiata di chi aveva passato troppi turni a fare la guardia a cose che non si muovevano (di solito). Menasfil, con la rapidità di pensiero di una maga che sapeva che il tempo era denaro e il denaro era potere, finse un malore. La guardia, colta di sorpresa, abbandonò la sua postazione per aiutare la “povera” maga, permettendo a Rennoise, tornato dal bagno frustrato, di intrufolarsi verso le porte che, presumibilmente, conducevano alla stanza dell’uovo fermandosi quando sentì delle voci provenire dalla stanza. Decise saggiamente di non procedere, tornando indietro.
Roscoe, invece, sempre incline a soluzioni più… dirette, si avvicinò a una delle teche e, senza un pensiero troppo zen, decise che la pazienza non era più una virtù. Con un pugno deciso, infranse il vetro e afferrò la pietra e con l’oggetto del loro desiderio corse da Rennoise, che, con la prontezza di spirito di chi ha visto fin troppi piani andare storti, nascose rapidamente la pietra nella sua borsa dimensionale.
La guardia tornò alla sua postazione, ancora confusa dal malore improvviso della maga, solo per scoprire che la pietra era scomparsa. Il pover’uomo sgranò gli occhi, guardò l’espositore rotto e, per un momento, si domandò se fosse lui quello che stava per svenire. Proprio allora, la vecchia signora, con la dedizione di chi ha tutta la vita da perdere, continuava a leggere ad alta voce le descrizioni delle pietre, completamente ignara della teca infranta e della pietra mancante. “Questa pietra, datata circa un milione di anni, è un esempio straordinario di—”, intonò la signora, mentre la guardia lanciava l’allarme, attirando l’attenzione di tutto il museo.
Nel frattempo, Menasfil, ripresasi dal grave malore, si trovava comodamente seduta al Caffè del museo, sorseggiando una bevanda con la nonchalance di chi sa che un po’ di caffeina è l’alleato perfetto prima di scatenare il caos. Dopo tutto, quale luogo migliore per pianificare la tua prossima mossa mentre il mondo crolla intorno a te? “Prendere un tè o scatenare l’inferno? Forse entrambi,” pensò mentre si alzava, sentendo l’allarme. Raggiunse quindi la stanza dell’allosauro, il suo piano malizioso già in mente.
Rennoise, il piccolo halfling con una grande propensione per i guai, si era nascosto nelle ombre, osservando la guardia allarmata. Quando vide che la guardia si allontanava dal suo posto, si avvicinò sperando che la porta davanti a lui si aprisse magicamente. Niente di tutto ciò accadde, ma poi notò qualcosa di strano: una guardia che si defilava, sparendo letteralmente in una parete. Con la testardaggine tipica degli halfling, trovò finalmente l’accesso ai passaggi segreti tra le pareti e, come un’ombra silenziosa, si infilò dentro, dirigendosi verso la stanza dell’uovo.
Mentre Rennoise sgusciava tra i muri, Menasfil raggiunse il meccanismo dell’allosauro. Un tocco magico qua, un accenno di sorriso là, e presto il dinosauro iniziò a muoversi. Prima lentamente, come un goffo burattino, poi con un ritmo sempre più veloce, come se una scintilla di vita preistorica si fosse riaccesa nelle sue ossa fossilizzate. Il panico si diffuse tra i visitatori.
“Scappate! Il dinosauro è vivo!” urlò con il giusto tono di disperazione, gettando il museo ancora più nel caos. E con il panico, venne la folla, e con la folla, i primi incidenti tra i visitatori che cercavano disperatamente di sfuggire al bestione animato. Tra le urla e il frastuono, la vecchia signora continuava imperterrita a leggere un’altra descrizione: “Questa pietra, conosciuta come l’Obsidiana del Nord, è famosa per la sua capacità di riflettere—”
I
← Torna alla Parte 2 | → Vai alla Parte 4