
IL CAVEAU AUREO – L’Oscura Presenza del Murkmire – Episodio 01
Le solite note:
- Ci saranno spoilers è evidente. Difficile creare una storia da una delle avventure originali del libro nell’immagine dell’articolo senza non farne: per cui l’eventuale lettore si ritenga avvisato.
- Il master è stato (e sarà) Grumpy Ze mentre Gattone, Piolo ed io (Isth) i giocatori di questa sessione.
- Il tono del racconto è volutamente scherzoso.
- l’Entità Senza Nome non fa parte delle avventure, ma è una semplice e forse neanche troppo originale invenzione narrativa.
- Nel momento della scrittura di questo articolo non mi sovviene altro possibile avviso di allerta da sottoporre al lettore, ma mi riservo il diritto di aggiungerne altri ad ogni nuova sessione.
- Buona lettura!
PROLOGO
Non so dire quanto tempo sia passato da quando sono stato evocato—o magari solo rispolverato da qualche remoto angolo dimenticato dell’esistenza. Il tempo, per una creatura come me, è una faccenda piuttosto complicata. A volte è come un fiume impetuoso, altre volte è più simile a una pozzanghera stantia.
Ma tra un gorgo temporale e l’altro, mi sono ritrovato a cercare di guadagnarmi un nome, saltellando tra le grazie di entità di ogni tipo: alcune di alto rango (con il vizio di parlare come se stessero pronunciando sentenze cosmiche), altre di rango così basso che persino i topi di biblioteca avrebbero alzato il naso.
Per chiunque si stia chiedendo chi o cosa io sia, beh, sarei lieto se me lo spiegaste. Per il momento, mi limiterò a chiamarmi l’Entità Senza Nome, anche se sono sicuro che qualche mortale finirà per affibbiarmi un appellativo assai meno dignitoso. È la natura degli umani: tutto ciò che non può essere messo in una scatola con una bella etichetta viene invariabilmente chiamato “coso” o “quell’affare laggiù”.
E poi, quando stavo per lasciarmi andare alla contemplazione del nulla (che è sorprendentemente impegnativa, ve lo assicuro), Oghma—sì, “quell” Oghma, il Grande Capo della Conoscenza— decise di convocarmi. Ora, quando un Dio della Conoscenza ti convoca, non puoi certo dirgli che hai un impegno o che hai perso l’agenda. Devi solo andare. Anche se non sai esattamente dove.
Oghma, con quel suo solito sorrisetto che sembrava dire “So qualcosa che tu non sai, e non te lo dirò,” mi mise davanti un compito: scrivere un’epopea, un racconto così straordinario da essere ricordato per sempre. Il premio? Un nome. Non un nome qualsiasi, ma il Nome. E se lo dice Oghma, sai che la cosa è seria.
Avevo tre opzioni, tre gruppi di eroi tra cui scegliere.
Il primo era composto da nobili cavalieri del Caveau Aureo, talmente virtuosi che sembravano fatti di marmo e incenso. Non fraintendetemi, erano brave persone. Ma il problema dei cavalieri perfetti è che sono… prevedibili. E nulla è meno epico di una storia che sai già come andrà a finire.
Il secondo gruppo era un’orda di maghi e sapienti, con così tanta magia nelle vene che avrebbero potuto illuminare Waterdeep solo schiarendosi la gola. Ma in loro mancava quella cosa, quellascintilla che trasforma una narrazione in un’avventura. Troppe parole arcaiche, troppo poco caos.
Ed ecco il terzo gruppo, il vero gioiello nella corona delle possibilità: facevano parte anche loro del Caveau Aureo, ma se i cavalieri si occupavano di virtù e onore, questi tre erano una sorta di “sezione speciale”—quella che ti fa venire il sospetto che il Caveau abbia un senso dell’umorismo piuttosto oscuro:
Menasfil Athene. Un tempo, era stata una gran lavoratrice, ma non di quelle che si limitano al mestiere ordinario. No, Menasfil aveva trovato modi piuttosto… creativi di usare l’incantesimo Mano Magica. Come dire, non si limitava a sollevare oggetti. Oh, e aveva un talento particolare per l’incantesimo Charme, che le permetteva di far fare agli altri esattamente ciò che voleva. Se c’era un vantaggio da ottenere, Menasfil lo trovava, e se non c’era… lo creava. Entrata nel Caveau Aureo grazie alla sua astuzia (chiamiamola così) e al suo talento arcano, era l’esatto oppostodell’eroina pura e perfetta, ed è proprio per questo che mi piaceva tanto.
Roscoe, mezzorco monaco con la calma di un lago al chiaro di luna e la forza di un maremoto. Questo abbinamento lo rendeva una sorta di enigma vivente. Quando non stava meditando sull’impermanenza della vita, stava spaccando crani con la nonchalance di chi sa che ogni cosa è temporanea—tranne i crani rotti. Ma era chiaro che la sua presenza non era dettata solo dalla forza bruta. In qualche modo, riusciva a essere l’equilibrio tra il caos di Menasfil e il disordine del mondo.
Rennoise, un vecchio halfling ladro pronto alla pensione con un’inclinazione per i piccoli furti e le grandi avventure. Non c’era tasca che non potesse sfilare, trappola che non potesse disinnescare, o situazione da cui non potesse scivolare via con un ghigno. Era entrato nel Caveu Aureo perché, a volte, persino l’organizzazione più rispettabile ha bisogno di qualcuno che sappia muoversi nell’ombra… e uscire dall’altra parte con qualcosa di prezioso.
Li osservai nelle loro piccole avventure quotidiane—Menasfil che cercava di capire perché il suo incantesimo di Luce produceva solo tenebra, Roscoe che meditava sulla serenità mentredistruggeva un’intera fila di nemici, e Rennoise che sgraffignava la borsa di un mercante senza battere ciglio—e capii che loro erano esattamente ciò di cui avevo bisogno.
Sì, erano parte del Caveau Aureo, ma la loro vera forza stava nel fatto che non si limitavano a seguirne i principi; loro li piegavano, li trasformavano, e a volte li buttavano fuori dalla finestra.
Perfetti per l’epopea che intendevo scrivere.
“Ho scelto, mio Signore,” dissi, o meglio, pensai, poiché non avevo ancora una voce.
Oghma sorrise ancora una volta (quel maledetto sorrisetto enigmatico) e disse: “Bene, E.S.N. scrivi la loro storia, rendila immortale, e il tuo nome sarà inciso nel grande libro della conoscenza.”
E così ė iniziato il mio viaggio con Menasfil, Roscoe e Rennoise. Tre membri del Caveau Aureo, ciascuno con il suo modo unico di fare le cose. Se tutto andrà per il verso giusto (o anche se andrà tutto storto, il che è altamente probabile), questa sarà una storia che nessuno potrà dimenticare. E alla fine, forse, potrò finalmente smettere di chiamarmi “Entità Senza Nome”. Almeno, così spero.
O forse no. Dipende tutto da quanto andrà male il prossimo incantesimo di Menasfil o che non decida di usare Charme su Oghma stesso per prendersi tutto il merito, ma questa è un’altra storia.
Ma adesso concentriamoci su quella che si prospetta essere la loro prima missione ufficiale…
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